IL DUOMO

Il Duomo di Monreale è in stile romanico-latino-normanno-bizantino: è semplice, maestoso e severo. I mosaici sul fondo d’oro avvolgono la fabbrica interna per più di seimila metri quadrati.

Grazie all’adozione di tecniche che per l’epoca erano d’avanguardia, la sua edificazione fu rapida. C’erano benedettini cluniacensi ma anche artisti e artigiani dalle molte nazionalità: i lavori cominciarono nel 1172 e dopo pochi anni si insediarono i primi benedettini provenienti da Cava dei Tirreni. 

La cifra meno evidente del Duomo è nel decoro geometrico di matrice islamica sulle pareti inferiori delle navate, con stilizzazioni che accennano alla figura umana: è un decoro filosofico, richiama l’idea di un’umanità dove gli individui sono diversi tra loro e tuttavia sempre uguali. Il complesso monumentale include il Duomo, il convento con annesso chiostro e il palazzo reale.

Monreale è fra le più potenti signorie ecclesiastiche del mondo cristiano, un privilegio del 1182 redatto nelle tre lingue della cancelleria reale – il latino, il greco e l’arabo – definisce il suo territorio dichiarandola signora di 72 feudi, anche se molti possedimenti sono in mano ai saraceni e ci vorrà una lunga crociata interna per imporre il proprio dominio. 

Nel 1182 vengono completati i mosaici, nel 1185 c’è la posa della grande porta bronzea di Bonanno Pisano (la porta del Paradiso); poco dopo è la volta della porta laterale di Barisano da Trani. In appena 11 anni il nucleo abbaziale ha assunto l’aspetto che conosciamo, mentre i lavori all’interno della cattedrale si protraggono fino al 1267. 

Il prezioso Duomo è circondato da mura dove si alternano 12 torri, è protetto da una lunga doppia cinta muraria che dal fondovalle sale alla rocca, è inserito in un esteso e fortificato monastero benedettino. Siamo in una vera e propria cittadella con chiostri e quartieri per la popolazione, il suo stile è spesso riconducibile alle moschee delle città islamiche: dalle absidi rivolte a Oriente all’architettura del Chiostro che rimanda all’Alhambra della città spagnola di Granada, Monreale ci racconta una Sicilia multietnica dove l’elemento latino lentamente prevale.

Sino al 1812 – anno in cui in Sicilia viene abolita la feudalità – Monreale mantiene il rango di signoria ecclesiastica e vede succedersi arcivescovi provenienti dalle più importanti famiglie della cristianità. È una piccola teocrazia, l’Arcivescovo è signore spirituale e temporale con facoltà di amministrare giustizia nei diversi gradi di giudizio.   

L’iscrizione del Duomo di Monreale e dei monumenti normanni di Palermo e Cefalù nella World Heritage List dell’UNESCO è stata concessa in base ai seguenti criteri:  «Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale è la materiale testimonianza di una particolare condizione politica e culturale caratterizzata dalla feconda convivenza di persone di diversa provenienza (musulmani, bizantini, latini, ebrei, lombardi e francesi). Questo scambio generò una combinazione consapevole e unica di elementi derivati dalle tecniche architettoniche e artistiche delle tradizioni bizantine, islamiche e occidentali. Questo nuovo stile ha contribuito allo sviluppo dell’architettura del versante Tirrenico dell’Italia meridionale e si è diffuso ampiamente in tutta la regione medievale del Mediterraneo»


La Struttura del Duomo

L’apparente disposizione è una classica pianta a croce con transetto, come nel Duomo di Cefalù; transetto e absidi hanno però eguale lunghezza e formano un grande corpo unico come nella Cappella Palatina. Le due torri massicce dovevano servire da fortificazione, quella di sinistra è rimasta incompiuta al primo ordine.  La navata centrale è lunga poco più di cento metri, la superficie del pavimento misura più di quattromila metri quadrati. Il corpo principale longitudinale a tre navate largo quaranta metri è di impronta paleocristiana: oggi i visitatori entrano dall’ingresso laterale e perdono così il colpo d’occhio studiato dai costruttori, che hanno posto la solenne figura del Pantocratore nell’abside centrale, di fronte all’ingresso. Il Duomo segue i canoni della teologia orientale, che prevedono l’ingresso ad Ovest e l’abside col presbiterio e l’altare a Est: dal mondo delle tenebre e del peccato – dove tramonta il giorno – si va verso la luce dove Gesù accoglie gli uomini come un sole che sorge.

Nel braccio meridionale del transetto sono collocati i sarcofagi dei re normanni: quello in porfido di Guglielmo I è il monumento originale; quello di Guglielmo II, di marmo con decorazioni risalenti al XVI secolo, sostituisce l’originaria sepoltura distrutta in un incendio.  Nel braccio settentrionale del transetto si trovano il monumento celebrativo di San Luigi IX re di Francia (†  Tunisi 1270), e le tombe a parete – ricostruite nel 1846 – di Margherita di Navarra e di  Enrico principe di Capua, ovvero la madre e il fratello di Guglielmo II. Da qui si accede alla Cappella Roano, splendido esempio di Barocco siciliano realizzata a fine ‘600 per volontà dell’arcivescovo Giovanni Roano; la Cappella custodisce un crocifisso ligneo che secondo la tradizione risale a un dono del normanno Guglielmo II. Alla stessa Cappella è annessa una sagrestia con preziosi paramenti e suppellettili sacre, dove è custodito il tesoro del Duomo.

Lo spazio centrale è diviso da due file di nove colonne monolitiche in granito grigio, tranne la prima a destra che è in marmo cipollino: nella simbologia, le colonne sostengono le arcate come Dio regge la Chiesa; la colonna in pietra più povera e scadente rappresenta gli uomini. Le colonne, provenienti da antichi templi romani, sono sormontate da capitelli classici, corinzi e figurati con le immagini di Cerere e Proserpina tra foglie d’acanto e cornucopie.  Il tetto in legno sostituisce quello distrutto da un incendio nel 1811. Il soffitto originale aveva una decorazione con muqarnas simili a quelle della Cappella Palatina di Palermo, in parte riprodotte nel restauro. Un dettaglio interessante è l’uso occasionale di strati di legno tra alcune grandi pietre delle spesse pareti: sono come un cuscinetto antisismico, il legno assorbe lo shock permettendo di resistere ai terremoti.


Gli Esterni

La facciata è stretta fra le due torri campanarie; l’ingresso è preceduto dal portico settecentesco che si apre sull’esterno con tre archi a tutto sesto poggianti su colonne tuscaniche.  Grazie al fitto intreccio  di archi acuti, esaltati dalla decorazione di calcare e pietra lavica, le absidi esterne conservano intatta l’impronta araba: sulle loro decorazioni geometriche si può vedere il video realizzato da Federica Villanti per la sua tesi di laurea in disegno industriale.

https://vimeo.com/186036070


I Troni

A sinistra e a destra, prima di entrare nel presbiterio e addossati a due grandi pilastri, ecco il trono reale e quello arcivescovile: il trono del re appare riccamente decorato e rialzato, sovrastato dagli stemmi di Guglielmo II che ne sottolineano la regalità. In alto, un mosaico che raffigura lo stesso re incoronato da Cristo ci offre quasi un’istantanea dei rapporti tra Chiesa e monarchia in epoca normanna. Un’apertura nell’ala sinistra del transetto, oggi murata, permetteva il passaggio dal Duomo al palazzo reale. A destra, più dimesso, il trono arcivescovile accoglie il Vescovo celebrante anche ai nostri giorni. Il mosaico che lo sormonta rappresenta Guglielmo che, con la benedizione di Dio, consegna il duomo alla Vergine: conferma quindi autorità, investitura divina e munificenza del monarca.


Il Pavimento

La parte più antica del pavimento richiama l’arte araba in opus sectile, la tecnica del marmo a intarsio o rakam. I pavimenti del braccio settentrionale del transetto presentano motivi a nastri intrecciati che formano poligoni stellati.


I Mosaici 

Appena entrato, il visitatore è accolto dai mosaici disposti su un campo infinito di tessere d’oro. Con i suoi seimilatrecentoquaranta metri quadrati, i mosaici di Monreale sono la più grande realizzazione musiva dell’Europa medievale. Molte figure sono icone, altre sono scene bibliche, spesso i mosaici sono accompagnati da iscrizioni in latino o in greco. Il Vecchio Testamento occupa le pareti della navata centrale, nelle navate laterali si trovano episodi del Nuovo Testamento.  Tutti i santi raffigurati sono venerati nella Chiesa ortodossa con l’unica eccezione di Thomas Becket, collocato nell’abside centrale: è la prima immagine pubblica di San Tommaso di Canterbury.

Tredici metri di larghezza e sette di altezza: l’imponente icona del Cristo Pantocratore domina lo spazio interno del Duomo. Sotto il Pantocratore c’è la Theotokos, la Madre di Dio.

Il Duomo di Monreale è in stile romanico-latino-normanno-bizantino: è semplice, maestoso e severo. I mosaici sul fondo d’oro avvolgono la fabbrica interna per più di seimila metri quadrati.

Grazie all’adozione di tecniche che per l’epoca erano d’avanguardia, la sua edificazione fu rapida. C’erano benedettini cluniacensi ma anche artisti e artigiani dalle molte nazionalità: i lavori cominciarono nel 1172 e dopo pochi anni si insediarono i primi benedettini provenienti da Cava dei Tirreni. 

La cifra meno evidente del Duomo è nel decoro geometrico di matrice islamica sulle pareti inferiori delle navate, con stilizzazioni che accennano alla figura umana: è un decoro filosofico, richiama l’idea di un’umanità dove gli individui sono diversi tra loro e tuttavia sempre uguali. Il complesso monumentale include il Duomo, il convento con annesso chiostro e il palazzo reale.

Monreale è fra le più potenti signorie ecclesiastiche del mondo cristiano, un privilegio del 1182 redatto nelle tre lingue della cancelleria reale – il latino, il greco e l’arabo – definisce il suo territorio dichiarandola signora di 72 feudi, anche se molti possedimenti sono in mano ai saraceni e ci vorrà una lunga crociata interna per imporre il proprio dominio. 

Nel 1182 vengono completati i mosaici, nel 1185 c’è la posa della grande porta bronzea di Bonanno Pisano (la porta del Paradiso); poco dopo è la volta della porta laterale di Barisano da Trani. In appena 11 anni il nucleo abbaziale ha assunto l’aspetto che conosciamo, mentre i lavori all’interno della cattedrale si protraggono fino al 1267. 

Il prezioso Duomo è circondato da mura dove si alternano 12 torri, è protetto da una lunga doppia cinta muraria che dal fondovalle sale alla rocca, è inserito in un esteso e fortificato monastero benedettino. Siamo in una vera e propria cittadella con chiostri e quartieri per la popolazione, il suo stile è spesso riconducibile alle moschee delle città islamiche: dalle absidi rivolte a Oriente all’architettura del Chiostro che rimanda all’Alhambra della città spagnola di Granada, Monreale ci racconta una Sicilia multietnica dove l’elemento latino lentamente prevale.

Sino al 1812 – anno in cui in Sicilia viene abolita la feudalità – Monreale mantiene il rango di signoria ecclesiastica e vede succedersi arcivescovi provenienti dalle più importanti famiglie della cristianità. È una piccola teocrazia, l’Arcivescovo è signore spirituale e temporale con facoltà di amministrare giustizia nei diversi gradi di giudizio.   

L’iscrizione del Duomo di Monreale e dei monumenti normanni di Palermo e Cefalù nella World Heritage List dell’UNESCO è stata concessa in base ai seguenti criteri:  «Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale è la materiale testimonianza di una particolare condizione politica e culturale caratterizzata dalla feconda convivenza di persone di diversa provenienza (musulmani, bizantini, latini, ebrei, lombardi e francesi). Questo scambio generò una combinazione consapevole e unica di elementi derivati dalle tecniche architettoniche e artistiche delle tradizioni bizantine, islamiche e occidentali. Questo nuovo stile ha contribuito allo sviluppo dell’architettura del versante Tirrenico dell’Italia meridionale e si è diffuso ampiamente in tutta la regione medievale del Mediterraneo»


La Struttura del Duomo

L’apparente disposizione è una classica pianta a croce con transetto, come nel Duomo di Cefalù; transetto e absidi hanno però eguale lunghezza e formano un grande corpo unico come nella Cappella Palatina. Le due torri massicce dovevano servire da fortificazione, quella di sinistra è rimasta incompiuta al primo ordine.  La navata centrale è lunga poco più di cento metri, la superficie del pavimento misura più di quattromila metri quadrati. Il corpo principale longitudinale a tre navate largo quaranta metri è di impronta paleocristiana: oggi i visitatori entrano dall’ingresso laterale e perdono così il colpo d’occhio studiato dai costruttori, che hanno posto la solenne figura del Pantocratore nell’abside centrale, di fronte all’ingresso. Il Duomo segue i canoni della teologia orientale, che prevedono l’ingresso ad Ovest e l’abside col presbiterio e l’altare a Est: dal mondo delle tenebre e del peccato – dove tramonta il giorno – si va verso la luce dove Gesù accoglie gli uomini come un sole che sorge.

Nel braccio meridionale del transetto sono collocati i sarcofagi dei re normanni: quello in porfido di Guglielmo I è il monumento originale; quello di Guglielmo II, di marmo con decorazioni risalenti al XVI secolo, sostituisce l’originaria sepoltura distrutta in un incendio.  Nel braccio settentrionale del transetto si trovano il monumento celebrativo di San Luigi IX re di Francia (†  Tunisi 1270), e le tombe a parete – ricostruite nel 1846 – di Margherita di Navarra e di  Enrico principe di Capua, ovvero la madre e il fratello di Guglielmo II. Da qui si accede alla Cappella Roano

Interna al maestoso Duomo, la Cappella Roano è uno splendido esempio di Barocco siciliano realizzata a fine ‘600 per volontà dell’arcivescovo Giovanni Roano. La Cappella ha pianta esagonale ed è decorata con marmi mischi.  Tutto l’apparato decorativo sviluppa il percorso della redenzione cristiana, fra gli altri oggetti preziosi si può ammirare un crocifisso ligneo che secondo la tradizione risale a un dono del normanno Guglielmo II. Alla stessa Cappella è annessa una sagrestia con paramenti e suppellettili sacre, dove è custodito il tesoro del Duomo.

Lo spazio centrale del duomo  è diviso da due file di nove colonne monolitiche in granito grigio, tranne la prima a destra che è in marmo cipollino: nella simbologia, le colonne sostengono le arcate come Dio regge la Chiesa; la colonna in pietra più povera e scadente rappresenta gli uomini. Le colonne, provenienti da antichi templi romani, sono sormontate da capitelli classici, corinzi e figurati con le immagini di Cerere e Proserpina tra foglie d’acanto e cornucopie.  Il tetto in legno sostituisce quello distrutto da un incendio nel 1811. Il soffitto originale aveva una decorazione con muqarnas simili a quelle della Cappella Palatina di Palermo, in parte riprodotte nel restauro. Un dettaglio interessante è l’uso occasionale di strati di legno tra alcune grandi pietre delle spesse pareti: sono come un cuscinetto antisismico, il legno assorbe lo shock permettendo di resistere ai terremoti.

JosÇ Luiz Bernardes Ribeiro

JosÇ Luiz Bernardes Ribeiro

Gli Esterni

La facciata è stretta fra le due torri campanarie; l’ingresso è preceduto dal portico settecentesco che si apre sull’esterno con tre archi a tutto sesto poggianti su colonne tuscaniche.  Grazie al fitto intreccio  di archi acuti, esaltati dalla decorazione di calcare e pietra lavica, le absidi esterne conservano intatta l’impronta araba: sulle loro decorazioni geometriche si può vedere il video realizzato da Federica Villanti per la sua tesi di laurea in disegno industriale.

https://vimeo.com/186036070


I Troni

A destra e a sinistra, prima di entrare nel presbiterio e addossati a due grandi pilastri, ecco il trono reale e quello arcivescovile. A sinistra vediamo il trono del re riccamente decorato e rialzato, sovrastato dagli stemmi di Guglielmo II: leoni scolpiti, grifoni e decorazioni in porfido ne sottolineano la regalità. In alto, un mosaico che raffigura lo stesso re incoronato da Cristo ci offre quasi un’istantanea dei rapporti tra Chiesa e monarchia in epoca normanna. Un’apertura nell’ala sinistra del transetto, oggi murata, permetteva il passaggio dal Duomo al palazzo reale. A destra, più dimesso, il trono arcivescovile accoglie il Vescovo celebrante anche ai nostri giorni. Il mosaico che lo sormonta rappresenta Guglielmo che, con la benedizione di Dio, consegna il duomo alla Vergine: conferma quindi autorità, investitura divina e munificenza del monarca.


Il Pavimento

La parte più antica del pavimento richiama l’arte araba in opus sectile, la tecnica del marmo a intarsio o Rakkam. I pavimenti del braccio settentrionale del transetto presentano motivi a nastri intrecciati che formano poligoni stellati.


I Mosaici 

Appena entrato, il visitatore è accolto dai mosaici disposti su un campo infinito di tessere d’oro. Con i suoi seimilatrecentoquaranta metri quadrati, i mosaici di Monreale sono la più grande realizzazione musiva dell’Europa medievale. Molte figure sono icone, altre sono scene bibliche, spesso i mosaici sono accompagnati da iscrizioni in latino o in greco. Il Vecchio Testamento occupa le pareti della navata centrale, nelle navate laterali si trovanoi episodi del Nuovo Testamento.  Tutti i santi sono venerati nella Chiesa ortodossa con l’unica eccezione di Thomas Becket, collocato nell’abside centrale: è la prima immagine pubblica di San Tommaso di Canterbury. Tredici metri di larghezza e sette di altezza: l’imponente icona del Cristo Pantocratore domina lo spazio interno del Duomo. Sotto il Pantocratore c’è la Theotokos, la Madre di Dio.

ORARI DI APERTURA E CHIUSURA

  • dal lunedì al sabato – dalle 9.00 alle 13 (ultimo ingresso alle 12:45) e dalle 14:30 alle 17 (ultimo ingresso alle 16:45)
  • domenica – dalle 14:30 alle 17 (ultimo ingresso alle 16:45)
Fontana Chiostro Monreale

Il Chiostro dei Benedettini era parte del convento ed è uno dei chiostri più importanti dell’area mediterranea, è il cuore di tutto il complesso abbaziale ed è un esempio bellissimo di architettura bizantina in Sicilia…

La Collegiata

A partire dalla fine del Cinquecento nei vari quartieri di Monreale fioriscono chiese e cappelle che esprimono la devozione religiosa e anche l’impegno caritatevole di Confraternite religiose e laiche. Gli edifici utilizzano i canoni architettonici del Barocco…

Fontana del Tritone

Per un paese tutto arrampicato alle falde del monte Caputo le fontane sono essenziali. È un paese che nella parte bassa ha tutta la ricchezza d’acqua del bacino del fiume Oreto, ma nella parte alta non ha sorgenti. E un arcivescovo del ‘700 addirittura decise di costruire un acquedotto per portare l’acqua nelle case dei monrealesi…

Quartiere Ciambra

Nella Historia della chiesa di Monreale, pubblicata nel 1596 dall’arcivescovo Ludovico II Torres con lo pseudonimo di Gian Luigi Lello – suo segretario personale – leggiamo che Monreale era divisa in quattro parti. La prima e più antica, il Pozzillo, prendeva nome dall’acqua che scorreva…

Biblioteca Torres

Il primo nucleo della biblioteca “Santa Maria La Nuova” risale all’arrivo dei monaci che ricevettero molti privilegi da Guglielmo: fra le altre cose, l’abate fu elevato a dignità di arcivescovo e l’abbazia ebbe “libris et sacris vestibus argento et auro”…