IL CASTELLACCIO
Meta di una gita a carattere storico culturale più che naturalistico poiché le occasioni di fare incontri con particolari specie di piante o animali sono rare. Questo itinerario ci dà comunque l’opportunità di godere una magnifica vista da uno dei luoghi più panoramici della Conca d’Oro la vetta del monte Caputo, dove si erge maestoso il Castellaccio di Monreale.
Questo castello, a pianta quadrilatera irregolare e con sei torri sporgenti all’esterno, fu costruito da Guglielmo II di Altavilla nel XII secolo a guisa di fortezza e controllo sui passaggi delle popolazioni ribelli saracene dell’entroterra siculo. Gestito dai monaci Benedettini, conteneva una chiesa di cui ancora restano le tre absidi ed una navata centrale. Fu parzialmente diroccato, nelle sue componenti funzionali, dai baroni autonomisti ribelli alla corona d’Aragona affinché le forze reali non ne potessero fruire per difendersi dagli attacchi. Sebbene la zona non rivesta particolare importanza naturalistica, può comunque offrire, ai più attenti, qualche interessante osservazione.
In primavera si possono ammirare le fioriture di molte asteracee. Tra gli alberi resistiti agli incendi subiti dalla zona e la vegetazione che circonda il castello, vivono cince, merli, verzellini e altri passeri-formi. Imboccando la strada di Monreale, all’uscita dell’abitato si prende la strada per San Martino delle Scale, all’altezza di Portella San Martino, si parcheggia l’auto. Alla destra si percorre un facile sentiero a zig zag circondato da bassa macchia mediterranea che resiste tra le rocce aride qualche ginestra spinosa, uniche piante resistenti a terreni così colpiti dall’erosione.
Dopo quasi mezz’ora si giunge al Castellaccio che domina la vetta del Monte Caputo, con i suoi 764 m s.l.m. Da qui si può cogliere la vista di tutta la Conca d’Oro, da Altofonte a Mondello. Il sito è gestito dal C.A.S. (Club Alpino Siciliano).
LA NEVIERA DI SAN MARTINO
A due passi da Monreale c’è un’antica neviera.
San Martino delle Scale è una località montana che ricade nel comune di Monreale.
San Martino è conosciuta per la sua Abbazia e anche per le aree boschive che offrono fresco durante le calde estati.
Quello che non tutti sanno, però, è che ha anche ospitato una neviera.
La storia delle neviere siciliane è davvero interessante. Queste antiche fabbriche del freddo servivano a raccogliere e immagazzinare la neve, in modo da poter gustare sorbetti e gelati quando ancora non c’erano i frigoriferi. Ciò che non tutti sanno è che proprio a pochi km da Monreale ce n’è una da visitare: la Neviera di San Martino delle Scale. Dal Villaggio Montano si accede al demanio forestale verso la Neviera, attraverso una comoda stradella, dove si aprono panorami mozzafiato verso la valle sottostante e in fondo il golfo di Palermo.
L’uso delle neviere era molto importante. Immaginare di produrre e trasportare il ghiaccio alla fine dell’Ottocento è alquanto difficile da pensare. Lo si poteva trovare solo nelle alte zone di montagna ed esclusivamente nei brevi mesi invernali. Ci si ingegnò, dunque, per poterlo conservare e trasportare . Ecco che entrarono in gioco “Nivaroli”, i mercanti
del ghiaccio questi realizzarono delle conche chiamate, appunto, neviere, in particolari zone montane in cui si accumulava la neve caduta. Con delle tecniche particolari riuscivano a conservala per poi trasportarla in città.
IL FIUME SANT’ELIA A PIOPPO
Il fiume Sant’Elia, maggiore affluente del fiume Oreto, un tempo costituiva non solo un’importante risorsa idrica per l’irrigazione dei terreni limitrofi, ma serviva al funzionamento del “vecchio mulino”, fungeva da “lavatoio pubblico” e nel periodo estivo era un luogo di balneazione sfruttando le “nache”, vere e proprie piscine naturali dislocate lungo il corso del fiume. Gli abitanti del luogo vivevano intensamente il rapporto con il fiume. Purtroppo per un lungo periodo di tempo il fiume Sant’Elia ha visto l’incuria e l’abbandono, ed è stato completamente ricoperto da sterpaglie e rifiuti. Fino a quando in tempi recenti associazioni di volontari si sono mobilitate per rendere nuovamente fruibile il fiume, per permettere nuovamente la riappropriazione da parte dei cittadini di questo luogo. Attualmente tra i luoghi del cuore del FAI.
Come arrivare
Raggiungete Pioppo, consiglio di lasciare la macchina dietro la Caserma dei Carabinieri, percorrete a piedi la SS186 (la strada principale che attraversa Pioppo) fino alla Via S. Giuseppe, percorretela fino alla Chiesa di S. Giuseppe, a sinistra del prospetto della chiesa vi è la Via Chiesa Nuova (poi Via Molino), percorretela tutta sino ad arrivare ad un ponte in cemento e un murales, da lì seguite le indicazioni, la “naca nica” che si trova a circa 150 metri dal ponticello.
Il percorso
Il fiume Sant’Elia è costeggiato da un sentiero che porta fino alla sorgente. Lungo il sentiero troverete tutte le indicazioni. È possibile arrivare in meno di un’ora. Consiglio di fare il percorso con calma per poter ammirare ciò che vi circonda.
Raccomandazioni
Abbiate estrema cura di questo luogo, consiglio di portare un sacchetto per non lasciare rifiuti e portare via i vostri e quelli eventualmente lasciati da persone poco educate che sono passate da lì prima di voi.
Mettete scarpe comode per la camminata e portate un repellente contro le zanzare.
Lasciatevi sorprendere dalla natura e rispettatela!
(Roberta Trentacoste)