MONREALE E GLI ARCIVESCOVI

Con l’arrivo del Normanni la Sicilia torna ad essere una terra cristiana, ma presto cominciano le tensioni fra il sovrano non abbastanza forte e i baroni troppo potenti. Si creano due partiti. Il re si appoggia al papa, l’altro fronte è formato dai baroni e dall’arcivescovo di Palermo Gualterio Offamilio: l’esito dello scontro diventa visibile a poche miglia dalla capitale, dove si costruisce un imponente complesso architettonico dedicato alla Madonna. La nuova abbazia è ricca di molte terre, per officiarne i riti vengono chiamati i Benedettini da Cava dei Tirreni: poiché intorno ci sono solo boschi, campagne e insediamenti musulmani, il re attira da altre regioni gli uomini che devono popolare la città di nuova fondazione e difenderla. Il miracolo dell’edificazione è presto compiuto, in pochi anni le maestranze bizantine, arabe e latine hanno creato uno degli esempi più alti dell’arte conosciuta come “arabo-normanna”. Nel 1183 papa Lucio III concede al duomo di Monreale la dignità di chiesa metropolitana.

Monreale è la più potente fra le signorie ecclesiastiche siciliane, un privilegio del 1182 redatto nelle tre lingue della cancelleria reale – il latino, il greco e l’arabo – definisce il suo territorio e la dichiara signora di 72 feudi: anche se buona parte delle terre è in mano ai saraceni, e soltanto dopo una lunga crociata interna e una lenta ripopolazione arriveranno a fruttare rendite e diritti.

Circondata da mura dove si alternano 12 torri, l’abbazia è una cittadella fortificata. Più che ai modelli abbaziali cluniacensi può ricondursi alle moschee delle città islamiche: dalle absidi rivolte a Oriente all’architettura del Chiostro, la cattedrale di Monreale ci racconta di una Sicilia multietnica ma non pacificata, dove l’elemento latino lentamente prevale.

Grazie al prestigio del Duomo e alla ricchezza della sua mensa arcivescovile, soprattutto nei primi secoli la diocesi di Monreale ha visto succedersi arcivescovi appartenenti alle più importanti famiglie della cristianità. Alcuni arcivescovi hanno lasciato segni molto evidenti nel territorio, ne ricordiamo tre:

Ludovico II Torres: arcivescovo di Monreale dal 1588 al 1609, succede all’omonimo zio. È mecenate ed amico di molti letterati, è tra i più importanti protagonisti della Riforma cattolica e ne incarna gli ideali disciplinando la vita religiosa della diocesi. Fonda il Seminario arcivescovile e restaura l’assetto del pavimento delle navati laterali del duomo, sulle quali imprime il suo stemma con le cinque torri disposte a scacchiera. Molte delle sue numerose committenze artistiche sono oggi custodite  presso il Museo diocesano.

Girolamo Venero: arcivescovo di Monreale dal 1620 al 1628.  Per preservare il paese dalla peste che mieteva numerose vittime nella vicina capitale, nel 1624 delimita il centro abitato con una cinta muraria su cui si aprono sei porte simmetricamente disposte. I quattro quartieri vengono divisi in contrade e l’abitato si espande nel Giardino della Corte di proprietà degli arcivescovi, che diventa il quinto quartiere chiamato Carmine. A lui si deve la costruzione della chiesa della Collegiata.

Francesco Testa: arcivescovo di Monreale e Supremo Inquisitore di Sicilia dal 1754 al 1773. All’epoca dell’arcivescovo Testa Monreale conta poco meno di 9 mila abitanti ed è una città-convento tutta organizzata attorno alle 22 chiese, ai monasteri, ai conservatori delle vergini e alle congregazioni. Nei quasi vent’anni del suo governo l’arcivescovo-abate cambia il volto della cittadina con una intensa attività urbanistico-architettonica. La più importante delle sue committenze è la strada-monumento con fontane di Ignazio Marabitti, che collega Monreale alla capitale Palermo. Molte delle sue numerose committenze artistiche si trovano oggi presso il Museo diocesano.

Lo stradone di Mezzomonreale fu tracciato nel 1583 dal viceré Marcantonio Colonna, che aveva così prolungato l’asse del Cassaro fino al villaggio della Rocca, ai piedi di Monreale, facendone anche la prima strada pubblica alberata…

La storia di Monreale è intrecciata a quella di due illustri monrealesi, il poeta Antonio Veneziano e il pittore Pietro Novelli…