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Misilmeri 19 !aggio 1860
Generale,
” io mi vado organizzando sempre più, a segno che comincio ad aprire con voi una corrispondenza ufficiale, almeno per quei momenti che ne ho il tempo. Sia Mezzojuso che a Villafrati raccolti 300 armati li organizzai e li feci muovere verso Ogliastro e Misilmeri. Più tardi muoverò verso le alture di Gibilrossa che dominano la capitale e formano catena con le montagne di Monreale.
A tutte le Comuni ho scritto di far concentrare le guerriglie su Gibilrossa, e tutte mi rispondono che si armano, si organizzano e si muovono…La forza che potrà riunirsi in pochi giorni ammonterà a tremila…Ho dato ordine ai percettori ed esattori di esigere le tasse, abolendo per ora il dazio del macino. Ditemi se devo far altro in proposito; l’ entusiasmo è al colmo, il vostro nome è benedetto.”
(lettera di Giuseppe La Masa a Garibaldi)
Palermo
“…noi eravamo partiti da Gibilrossa allegri, come ci fossimo incamminati a portar qui una festa! Ho riveduto, da Porta Sant’Antonino, la montagna da cui scendemmo la sera del 26. Poi mi invase una gioia fanciullesca e soave, a pensare che l’indomani doveva essere il giorno della Pentecoste; e mi tornò a mente, confuso ricordo di cose lette da giovinetto, che i Normanni assalirono Palermo appunto la vigilia di quella festa.
Gli immaginati giganti coperti di ferro, scintillanti nella tenebrosa antichità, pronti a marciare come eravamo noi, pochi, fidenti, condotti bene; deliziosa mezz’ora di fantasticherie. Potevano essere le sette pomeridiane, quando ci riponemmo in via, e a notte chiusa, uno dietro l’altro, ci trovammo a scendere giù per un sentiero, appena tracciato di balza in balza. Poco prima, avevamo gridato: «O a Palermo o all’inferno!» e quella ne pareva senz’altro la via. Il cielo era sereno e quieto; vietato il parlare; si aveva fame e sonno. Dopo la mezza notte eravamo nella pianura, lontano poche miglia da Palermo. I cani latravano dai casali sparsi per la campagna, e sulla nostra destra sentivamo il rumore del mare…L’aria cominciava a rinfrescarsi per l’alba imminente. Dai gruppi di case man mano più frequenti, si affacciava la gente paurosa, guatando il nostro passaggio. Ci fu comandato di camminare a quattro a quattro; di tenerci a destra rasente i muri degli orti; poi accelerammo il passo… dalla testa della colonna s’udì una schioppettata, e un all’armi!..”
(Giuseppe Cesare Abba Da Quarto al Volturno)
Da Misilmeri ci si avvia per una viuzza medievale, Via Trebisonda, che sale su ai ruderi del castello dell’Emiro. Si va poi su un altipiano, Piano Stoppa, dove hanno bivaccato i Mille e dove sono confluite le squadre locali rastrellate dal generale La Masa. Si prosegue attraversando le tipiche campagne collinari, ora cosparse di villette residenziali, salendo sulle pendici di Montagna Grande sino a incontrare quello che è stato il quartier generale di La Masa. Ora siamo a Gibilrossa: è uno spettacolare balcone su Palermo, che commemora l’impresa dei Mille con un grande obelisco.
Da qui si scende qualche km sulla strada provinciale, ora chiusa al traffico, dominando Palermo e affacciandosi su un’ampia distesa di agrumeti. Abbandonata la provinciale si scende per un ripido pendio e si attraversano nespoleti e agrumeti sino alla borgata palermitana di Croce Verde. Si prosegue poi su strade sterrate lungo le estese colture di mandarino sino a Villabate. Inizia ora la caotica periferia di Palermo, con elementi di fascino ma anche con tanto traffico e qualche tratto insicuro per i pedoni. Dopo un paio di chilometri il traffico ci continua ad accompagnare ma lo sguardo va altrove: siamo a mare che costeggeremo per un lungo tratto, attraversando borgate marinare sino a deviare per il Ponte Ammiraglio, dov’è avvenuto lo scontro tra i Borbonici e i Mille. Da li a a poco ci inoltriamo nel centro storico seguendo le orme dei Mille sino alla chiesa della Gancia e a Palazzo Steri: qui, dove il 4 aprile 1860 iniziò la rivolta che preparò l’avventura dei Mille, finisce in nostro Cammino. Il vostro viaggio può però continuare a Palermo, la città straordinaria fondata dai Fenici e ricca dei suoi tremila anni di storia.
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